venerdì 4 gennaio 2008

Io, Eva

In questo momento sono sulla veranda di una casetta di legno affacciata sul Mekong. Su quest`isola, Don Khon, non ci sono strade, corrente elettrica, acqua calda. Le giornate iniziano presto, i galli cominciano a dare la sveglia alle quattro. Il padrone di casa serve la colazione e gli altri pasti in veranda, ad un metro dalle camere. Siamo sei ospiti, tutti cordiali, silenziosi e discreti. Se riusciamo a rotolare dall`amaca e raggiungere il pontile sotto casa, i pescatori ci portano in barca a visitare le isole vicine o le cascate. A volte ci spingiamo in bicicletta fino all`altro capo dell`isola, distante quattro chilometri. All`ora del tramonto, stremati, ci ritroviamo di nuovo sulla veranda a bere, mangiare e fumare i prodotti dell`orto del papi. Per le dieci dormiamo tutti come neonati, cullati dal vento e dal rumore del fiume e dei suoi abitanti.
E` davvero volgare da parte mia far seguire alla descrizione dell`Eden questa venale informazione, ma mi sento in dovere di condividere con voi la sensazionale scoperta che il paradiso esiste, ed e` davvero per tutti, accidiosi inclusi, anzi, e` soprattutto per loro: un mese di notti immobili, piedi scalzi, cocktail con vista fiume, abbuffate di cibo appena pescato o raccolto, lente passeggiate, ...., costa come una cena per due astemi in un ristorante medio di Milano: sui cento euro.
Questa e` la mia ultima notte a Don Khon e mi sento come la povera Eva, cacciata dal giardino. Si e` pure consumata la candela. Mio malgrado, devo dormire.
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Invece no, non e` stata la mia ultima notte a Don Khon, destino (o Dio) benevolo!
Come da programma, la mattina successiva sveglia all`alba e partenza per la cittadina prevista dal mio itinerario, Pakse. Per raggiungerla ho cambiato tre mezzi (una barca, un autobus stipato e un tuk tuk costipato) e impiegato mezza giornata. Nemmeno due ore dopo l`arrivo, Don Khon, magnetica, mi ha richiamata indietro. Il tempo di andare in banca, spostare un volo, controllare la posta elettronica e via, viaggio a ritroso. Non sono riuscita a resistere alle lusinghe dell`isola, ho avuto bisogno di un`altra razione di manna. C`e` stato un ulteriore, ottimo motivo che mi ha indotta a tornare: e` francese e si chiama Alex.
Passo e chiudo per qualche giorno.







2 commenti:

sandro ha detto...

C'è un posto nel tuo paradiso terrestre, magari come serpente?

Un bacio
Sandro

monica ha detto...

ti biasimiamo molto per aver modificato senza plausibile motivo il tuo piano di viaggio. Monica e Clara. Tanti abbraccioni.